30.12.06

Il Paese delle Meraviglie non esiste. Ma io ci credo.

Parliamo un po’ di perdersi in sé stessi; non è facile, quanto impegno e fedele devozione per perdere tutto e ricominciare a perdere ancora, non basta una vita per perdere e sciacquare via dalla pelle un… non so come chiamarlo, non lo chiamerò del tutto o forse userò un nome fittizio. Sogno?
Quando scrivo nelle mie vene scorre sangue di Giuda… non fidatevi delle mie parole.
Bisogna imparare a barare senza farsi cibare, scrivere in piccolo senza lay-out e tacere fino alla morte è il metodo migliore, poi se magari qualcuno capisce qualcosa…
Chuck aveva ragione, ma io non gli credo. Credere significa fidarsi e io preferisco sempre affidarmi al mio cuore che ascoltare la ragione. Non sempre capisco la ragione, ma posso farlo, capire i cuori è più difficile, ma lo si può fare. Basta impegnarsi.
Oggi le persone si conoscono perché portano a spasso lo stesso tipo di cane, perché in una piovosa serata di Luglio che minaccia lacrime dal cielo ed invece porta tempesta e noioso vento, due sconosciuti parlano dei propri problemi e finisce che sono loro a piangere, magari c’è una canzone che entrambi ascoltano da anni nei propri cuori, ma nessuno dei due può sentirla nella propria anima cantata da un impaurito menestrello…
Cura le foglie, saranno forti, se riesci ad ignorare che gli alberi sono morti…
Cantavo così, parlavo di qualcosa di perduto o forse qualcosa che non c’è, magari non c’è mai stato, ma che importa…
Quando tutto sembra finire, tutto Ricomincia, già l’ho scritto e da sempre ci credo.
Il tempo della fine, tutti abbiamo questo tempo, ma qualcuno lo guadagna prima, da buona formica lavoratrice, perché non mettersi avanti con il lavoro?!
Preferivo le formiche alle cicale.
Poi le cicogne, mi incuriosivano.
Oggi odio le cicogne, qualcosa di troppo complicato da spiegare anche solo con il pensiero e le parole non bastano, forse il sogno.
Amavo i sogni.
Oggi li odio, non sono veri e ingannano anche il migliore professionista.
Amo i professionisti e amo l’infinito. Dove lo trovo l’infinito? Beh, non mi metterò proprio ora a cercarlo, ho altro per la testa.
Come amare quando l’amore ha un tempo?
Difficile da spiegare.
Il mistero, che strano e affascinante seduttore !
Il mistero mi ha sempre sedotto.
Non so, penso che le scelte fatte restano nel tempo, a volte puoi cambiare parere, altre ti consoli da solo, puoi provarle tutte, ma la scelta porta una conseguenza, la conseguenza può avere un riverbero, solo ed unico, ma se va male ti porti dentro e fuori un peso abbastanza grande che finisci schiacciato, non solo tu, ma anche chi è vicino prende l’amaro frutto sulla sua bocca e sente il suo sapore dolciastro che interferisce con tutto ciò che pensi, questo sapore dal multiforme effetto può essere un bacio amaro come il peccato, può essere un frutto, della discordia, tra familiari ed amanti tutto può essere, ma quel sapore dolciastro potrebbe essere il senso di colpa, che in un racconto era sepolto sotto assi di legno in forma di cuore e batteva come un orologio a tempo, subito, poi diventava una percussione forte e potente; fino ad essere assordante.
Avevo dimenticato quel battito…
Chi di noi oggi come oggi non è malato, uomo o donna, qualsiasi essere umano ha la propria malattia che si esprime in : sport, musica, scrittura, disegno, arte con tutte le sue sfumature.
Ho bisogno di una vacanza. Non cercatemi.
Vi lascio con l’augurio che per voi tutti possa iniziare un anno fantastico. Il mio è finito.
Alla prossima.

29.12.06

Alice nel Paese delle Meraviglie

Merano. Alla ricerca del Teatro Puccini.
Sul bus vicino a me si è seduto un travestito.
Ma non uno di quelli rosa con le piume, un travestito ingrigito.
Un uomo fuori dal comune che si veste da donna mediocre.
Ho voglia di girarmi e guardarlo/a in faccia, perché non sono proprio sicuro se sia un travestito o magari solo una donna brutta, ma non voglio metterlo/a in imbarazzo. Mettere in imbarazzo significa etimologicamente impedire a qualcuno di fare qualcosa, me l’ha detto il dizionario. Quindi se la/lo guardo le/gli impedisco di fare qualcosa. Ma cosa? Probabilmente di starsene in pace su un bus in mezzo a gente normale che non la/lo fissa.
Non so se riferirmi a questa persona usando il maschile o il femminile. Forse è un uomo che però si sente donna. E se invece fosse una donna che si sente uomo? O una donna che si sente donna ma sembra un uomo ?? È un dilemma.
Ricapitolando, me ne stò qui seduto facendo finta di niente ma guardando avidamente questa persona, però solo con la coda dell’occhio.
Ha delle mani grosse, rosse, secche, ma con le unghie laccate di rosa. Guardo il braccio: dopo la manica e prima dell’orologio d’oro c’è un pezzo di pelle ricoperta di peli, duri di rasoio. Magari questa/o signora/e non sa cosa sia la ceretta.
Alla mia fermata mi agito per far capire che devo scendere, finalmente ho una buona scusa per vederlo/a in viso. Mi stampo in faccia un sorriso che vuol dire voglio osservarti-non m’importa chi sei o cosa sei-grazie per farmi scendere.
Quello che mi trovo davanti non è quello che mi aspettavo, come succede spesso a noi persone senza poteri paranormali. La persona che sto guardando non ha espressione. Il viso è talmente spalmato di fondotinta da risultare sbiadito, ed è come se qualcuno ne avesse cancellato i contorni con una gomma. Non mi stupirei di vederlo svanire in pochi secondi, o forse è già sparito e quello che ho di fronte è un guscio vuoto.
Esco e respiro forte il sole, che mi entra negli occhi.
Sono poche le persone a cui voglio bene.

28.12.06

Grazie Chuck!


Ci sono storie che quando le racconti si consumano. Sono quelle in cui il phatos si appanna, e ogni versione suona più sciocca e vuota della precedente. Altre storie, invece, consumano te. Più le racconti, più acquisiscono forza. Quel tipo di storie non fa che ricordarti quanto sei stato stupido. Quanto lo sei ancora. E quanto lo sarai sempre. Raccontare certe storie è come suicidarsi.

Ancora pochi posti a disposizione

A tutti gli amici della Piccola Compagnia, le iscrizioni per lo Stage-Selezione di Brescia sono ormai in fase di chiusura.
I posti disponibili per partecipare alle varie attività sono effettivamente molto molto pochi.
Consiglio quindi chi fosse interessato a prendervi parte a contattarmi telefonicamente per valutare insieme la possibilità di essere inseriti fra i partecipanti.

24.12.06

Frammenti



Sto nuotando in una piscina molto turchese. Mi avvicino al bordo e mi siedo tenendo le gambe strette al petto. In acqua c’è una ragazza che cattura il mio sguardo… gli sguardi non sono mai affidabili, ingannano, come i sorrisi.
Ciao, le dico. Ciao, mi risponde, con aria sconcertata. Non ti ricordi di me, vero ? chiedo, sorridendo il mio sorriso misterioso. Mi piace molto questa donna, ha un bel naso. Entra nell’acqua e mi guarda con più attenzione. Ha capito chi sono, la consapevolezza le accende gli occhi e tutto ad un tratto mi accorgo che mi sta fissando da dentro.
Hai una bella bocca, mi dice. Grazie.
E mi sveglio.

22.12.06

CORSI E ORARI

CLASSICO


CLASSICO BAMBINI

Raffaele Paganini
Sabato 13 gennaio – 14.30/16.00
Domenica 14 gennaio – 13.15/14.45

CLASSICO PRINCIPIANTI

Raffaele Paganini
Venerdì 12 gennaio – 16.30/18.00
Sabato 13 gennaio – 12.45/14.15
Domenica 14 gennaio – 10.00/11.30

CLASSICO INTERMEDIO-AVANZATO

Raffaele Paganini
Venerdì 12 gennaio – 18.00/19.30
Sabato 13 gennaio – 16.30/18.00
Domenica 14 gennaio – 11.30/13.00

LABORATORIO COREOGRAFICO DI CLASSICO

Dario Brevi (Supervisione: Raffaele Paganini)
Sabato 13 gennaio – 11.00/12.30
Domenica 14 gennaio – 14.45/16.15



MODERN JAZZ


MODERN JAZZ BAMBINI
Kledi Kadiu
Domenica 7 gennaio – 9.30/11.00

MODERN JAZZ PRINCIPIANTI
Kledi Kadiu
Domenica 7 gennaio – 11.30/13.00

MODERN JAZZ INTERMEDIO-AVANZATO

Kledi Kadiu
Domenica 7 gennaio – 14.30-16.00
Domenica 7 gennaio – 16.30-18.00

LABORATORIO COREOGRAFICO DI MODERN JAZZ

Valentina Benedetti
Sabato 13 gennaio – 14.30-16.00
Domenica 14 gennaio – 13.15/14.45


HIP HOP


HIP HOP BASE
Emanuele Battista
Venerdì 12 gennaio – 16.30/18.00
Sabato 13 gennaio – 16.30/18.00

HIP HOP INTERMEDIO-AVANZATO

Emanuele Battista
Venerdì 12 gennaio – 20.00/21.30
Domenica 14 gennaio – 16.30/18.00

LABORATORIO COREOGRAFICO DI HIP HOP

Simona Bazzoli (Supervisione: Emanuele Battista)
Sabato 13 gennaio – 9.30/11.00
Domenica 14 gennaio – 18.00/19.30

Kledi c'è... il 7 gennaio



Come già qualcuno saprà, Kledi sarà ospite di Amici nella prima puntata serale di domenica 14 gennaio. Questa volta è ufficiale, dopo settimane di trattative, si è deciso per tale data.
Ciò inevitabilmente mi ha costretto a modificare i piani e pertanto le lezioni di Modern Jazz tenute esclusivamente da Kledi saranno anticipate a domenica 7 gennaio. Data dalla quale non si può fuggire, in quanto poi Kledi sarà impegnato con Mediaset fino a primavera inoltrata.
Nelle prossime ore provvederò a contattare gli iscritti e a comunicare tali variazioni.
Ovviamente, le lezioni acquistate verranno rimborsate.
I nuovi orari saranno presto disponibili anche su questo sito, ma per chi volesse averli il prima possibile consiglio di contattarmi telefonicamente qualora io stesso già non l'avessi fatto.

20.12.06

Sciolina

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Anche i piani meglio architettati subiscono qualche deviazione. Non credo che esista veramente qualcosa che vada liscio come l’olio. E poi l’olio non è mica più liscio di altri liquidi. È solo più grasso. Allora grasso vuol dire liscio?
Scrivo sulla lista della spesa: sciolina.

19.12.06

Prospettive



Penso che in fondo quando ci nascondiamo, un po’ vogliamo farci scoprire.
Ultimamente la gente ha smesso di farmi domande interessanti. Capita di rado si sentirsi chiedere qualcosa di diverso da comestai, cheoresono, o cosasonoiradianti. L’ultima volta è successo questa estate.
A me le domande interessanti fanno sempre pensare, ma non pensare in quella bella maniera ordinata e logica che piacerebbe ai miei genitori. Mi fanno esplodere un petardo di frenesia nella testa. Mi vengono in mente tre fantastiliardi d’idee, e ho l’istinto di scrivere, ma non sempre mi viene anche la voglia.
Per esempio, questa estate una ragazza che praticamente non conosco mi ha chiesto se penso che qualcuno riuscirà mai a capirmi.
Converrete che è una bella domanda.
Io gli ho risposto che qualcuno che mi ha capito c’è. Però non ne sono tanto convinto. Non lo sono. Forse è perché sono diverso con ognuno e quindi tutti riconoscono in me una persona differente. Che non sono io. O forse sì. Ma se è così, nessuno mi ha capito perché nessuno sa che io sono tutti. O nessuno vuole capirlo, perché tutti mi vorrebbero come più a loro fa comodo. Come disse il non così famoso scrittore Öldön von Horvath “Veramente io sono tutt’altro, solo che mi capita raramente.”.
Mi raccomando, fate sempre molta attenzione.
Io ho perso, ho perso qualcosa di me e molto degli altri… ma soprattutto ho perso quanto avevo di più caro.
Fate attenzione, molta attenzione.

18.12.06

Gli Angeli non sanno di essere in Paradiso

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Mi sveglio che è ancora notte. E’ buio dentro i miei occhi. Rimango affondato negli strati di piume e bizzarro cotone punteggiato di molle che compongono il mio letto. Strascichi di sogno ancora mi velano la mente e tanto più cerco di afferrarli tanto più sfuggono.
L’orologio del telefono dice a grossi caratteri blu elettrico: 05:21. Sono implacabilmente oneste, le sveglie. Non puoi fregarle. Penso a quanto accaduto in questi giorni... Stupido. Stupido. Stupido. Meglio dimenticare? Forse.
Ripenso a questa cosa degli angeli.
Chissà se sono felici.
Perché saranno pure nel posto più bello dell’universo, ma appunto per questo non hanno niente di meglio da aspettarsi.
Che speranza hanno per il futuro? Un eternità di luce abbagliante, di nuvole bianche, di angeli bianchi e anime bianche. Di trionfi e cori angelici. Tutto perfettamente pulito.
Che noia.
Che poi cosa faranno lassù tutto il giorno?
Tutti i giorni per l’eternità? E guardate che è un sacco di tempo…
Ma si ameranno? Esiste l’amore in paradiso?
Sono maschi o femmine, gli angeli?
Come si fa a diventare un angelo?
Tutte queste problematiche celesti mi preoccupano, e quindi mi alzo per guardare l’alba dal balcone. Niente alba, solo nuvole… che dovevo aspettarmi? Fingo ci sia altro. Non sono tranquillo, ho bisogno di aria.
E mentre sto appoggiato alla ringhiera, incurante del gelo invernale, vedo il cielo illuminarsi di tutti i colori. Mi piace l’alba…anche se questa mattina non la posso vedere. Solo immaginare. Sono sempre più convinto che siano l’immaginazione e la fantasia le armi più importante per eludere la realtà.
Forse più tardi scriverò qualcosa d’interessante.
O forse smetterò di scrivere. Non di sognare. O illudermi.

17.12.06

Parentesi d'opera (non sopporto la domenica)

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Primavera, non ricordo quando, non voglio ricordare, preferirei dimenticare, ma ormai è passato, qualche volta è ancora presente, ma solo un attimo, come ora, come oggi. Grazie. Storia, fiaba, sogno, incubo, vita, morte, silenzi, parole, persone, fatti, narrazione...variazione sul tema.

Notte.
Luna piena.
Nell’aria il profumo della primavera è intuibile per gli animi sensibili.
Nella terra nera e fresca due germogli stanno crescendo, pulsando di vita.
Il giorno dopo sperimenteranno per la prima volta nella loro (futura) lunga esistenza il caldo nettare del sole sui loro acerbi abbozzi di foglie.
Appena l’Ontano mette il capino fuori della terra, ancora mezzo abbagliato dal mondo, vede nei suoi pressi un altrettanto giovane e delicato arbusto. Dentro di sé la riconosce come Quercia e se ne innamora all’istante.
Come sono pallide le sue foglioline! E con quanta grazia si erge il suo stelo!
Passano diverse stagioni e ormai l’Ontano è diventato un bel giovanotto, il suo tronco è di un tenue marrone e le sue radici sono profonde. Guarda sempre verso la sua amata che, se possibile !, è divenuta ancor più bella di prima. Nessuna chioma è più nobile e verde della sua! E come splende il sole attraverso i suoi giovani rami, illuminandone la corteccia e facendola sembrare rivestita d’oro!
Ogni notte l’Ontano innamorato canta una canzone di vento alla Quercia, protendendo le braccia il più possibile per cercare di sfiorare una delle sue foglie, sempre inutilmente.
Una mattina all’alba, dopo l’ennesima sconfitta, l’albero si accascia in una specie di letargo depressivo. Il suo spirito si sopisce e tace, i rami perdono il loro vivo fremito, i suoi colori si spengono.
Così trascorrono gli anni, immersi in questa morte vivente, questo perenne autunno, questa tristezza desolata.
Finché una sera d’estate l’Ontano si sveglia. Un vento tiepido carico di promesse spira tra i suoi rami, nuova linfa rinvigorisce il suo vecchio legno, le radici affondano bramose nella ricca terra umida. L’albero di erge in tutta la sua altezza, lanciando un silenzioso urlo di esultanza per la sua seconda vita. Si estende e si allunga, e con occhi pieni di gioia vede che ora può arrivare a toccare la sua amata Quercia. Esaltato le dice in tono al contempo speranzoso ed impaziente: -Presto, amore, avvolgimi nel tuo abbraccio !-.
E quale è la sua sorpresa quando ella apre per la prima volta i suoi occhi verdi per guardarlo! E quanta l’emozione nel sentire i suoi rami avvolgersi intorno al suo tronco ed intrecciarsi con i suoi! Ogni singolo poro dell’Ontano irradia puro piacere mentre i due alberi si stringono in un abbraccio un po’ legnoso.
Ma, all’improvviso, l’estasi si trasforma in fastidio, poi in dolore. Spine malvagie lo stanno pungendo attraverso la corteccia, avvelenandogli la linfa. Lui alza faticosamente la testa e con un gemito angosciato la guarda negli occhi. “Mi hai ingannato! –rantola- Sei una Robinia velenosa!”
Il suo cuore si spezza di schianto, mandando schegge a volare tutt’intorno.
A pezzi, il passaggio del vento porta quanto infranto lontano, altrove, in una terra distante, inaspettata.
La carezza del vento, il suo bacio, l’Ontano riprende vigore. Una nuova storia.
La fiaba incontra la poesia e il sogno si confonde con la realtà.
Quando tutto sembra finire, tutto Ricomincia.

Iscrizioni e... Rassegne

 

Ieri si è chiuso il secondo giorno valido per le iscrizioni allo stage di Brescia e come previsto alcuni corsi hanno raggiunto il tetto massimo di adesioni.
Domani, o al più tardi martedì, provvederò ad inserire i dati relativi ai posti ancora disponibili e gli orari dei nuovi corsi attivati - sì, ne aprirò degli altri, avete capito bene.
Nel frattempo voglio fare una cosa che ancora non ho fatto, perlomeno in pubblico, ovvero, ringraziare chi si sta occupando della segreteria e quindi di tutta quella prassi legata all'iscrizione.
Alcuni già le conoscono, altri avranno sicuramente modo di farlo prossimamente, anche attraverso questo blog; sono Desirée e Marina, rispettivamente Direttrice e collaboratrice della scuola Des Art che ormai da tempo dedicano il loro impegno per garantire un'organizzazione quanto più possibile fluida.
A tal proposito, credo sia giusto ricordare la Rassegna Emozioni in Danza che proprio Des Art ha organizzato e che proporrà sabato 13 gennaio presso il teatro Santa Giulia di Brescia alla presenza dello stesso Maestro Paganini.
A chi fosse interessato a parteciparvi consiglio di contattare direttamente Desirée (il numero lo trovate al sito www.danzadesart.it).
Sono convinto che sarà una bellissima serata, così come è stata la rassegna Stelle di Natale organizzata a Salò da Rossella Schiavoni Cipani e da Enkel Zhuti.
Sabato al Teatro Cristal di Salò c'ero anchio, in ottima compagnia, per un pomeriggio all'insegna della danza, un pomeriggio durante il quale si sono alternate sul palco venti diverse scuole della nostra provincia, tra cui il Salò Ballett, la Forza e Costanza, il Centro Studi Danza, lo Spazio Lirya e il Garda Dance Center.
E' stata una vera e propria festa per Salò e i suoi cittadini, ma anche per tutti coloro che amano quest'arte; una festa arricchita da brillanti esibizioni, tra cui quella proposta da Fabio Crestale ed Ester Marinoni, allievi di Nadia Bussien, presenti alla rassegna con una coreografia curata da Valentina Benedetti.
Un'esibizione che ha catturato l'attenzione del pubblico, dal primo istante fino all'ultimo secondo, in un vortice di emozioni che ha scosso anche chi, come il sottoscritto, difficilmente si lascia coinvolgere, e che ha trovato il suo apice nell'ovazione finale, più che mai, in questo caso, meritata. Posted by Picasa

15.12.06

Iscrizioni

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Domani sarà il secondo e penultimo giorno di iscrizione per lo stage di Brescia; a tutti coloro che avessero intenzione di iscriversi e che ovviamente ancora non l'hanno fatto consiglio vivamente di contattarmi per prenotare un posto.
Infatti, come prevedibile, le iscrizioni stanno procedendo davvero spedite e ogni giorno siamo costretti a fare i conti con le esigenze di spazio.
Provate un pò ad indovinare quali lezioni sono ormai al limite... Non credo sia difficile dare la risposta esatta...

P.S. Qualcuno di voi, sa dove sarà Kledi alle ore 21.00 di sabato 13 gennaio?

13.12.06

Selezione...

 

Queste righe sono per rispondere a tutti quanti mi chiedono come verranno gestite le lezioni di coreografia...
La prima cosa che vorrei sottolineare è che queste lezioni saranno gestite a tutti gli effetti da Dario Brevi, Valentina Benedetti e Simona Bazzoli. Saranno loro a guidare la lezione e sarà loro la coreografia che verrà presentata a teatro.
Al Maestro Paganini, a Kledi e a Battista spetta invece il compito di scegliere e di valutare coloro che parteciparanno a queste lezioni.
Molti mi chiedono anche come avverrà la scelta, in base a quali criteri...
Beh, ovviamente non spetta a me questo compito, quindi non fatevi venire in mente strane idee, ma posso dire che verranno scelti coloro che più di altri saranno ritenuti idonei a presentare quella coreografia.
Attenzione, idonei non significa necessariamente perfetti da un punto di vista tecnico e non è nemmeno nostra intenzione stilare delle classifiche di merito. Conosco il Maestro Paganini e so bene che per lui, così come per Kledi e Battista, la qualità più importante per un ballerino è l'espressività, la capacità di muoversi sul palco, di emozionare chi lo osserva.
Certo, la tecnica gioca un ruolo fondamentale, ma quella la si può correggere con le dovute applicazioni e con un costante allenamento; l'emozione che una persona invece è in grado di suscitare in chi lo osserva è una qualità forse innata, che tutti comunque hanno, in misura diversa, ma che alcuni più di altri sanno far brillare. L'attenzione sarà concentrata perlopiù in questa direzione.
Quindi, nessuno abbia paura della selezione... nessuno verrà giudicato... non ci saranno più o meno bravi, solo più o meno idonei rispetto ad una coreografia che avrà necessariamente le sue esigenze di scena.
Spero di essere stato chiaro a tal punto... se non lo fossi stato, non esitate a contattarmi, anche attraverso questo blog.

P.S. Oggi ho avuto le prime indiscrezioni sulla musica che accompagnerà le coreografie... sarà di Bach... Posted by Picasa

11.12.06

Incontrarsi



D’accordo, a qualcuno questa cosa non piacerà; mi ero promesso di raccontare i retroscena dei protagonisti della tournée della Compagnia Nazionale e le emozioni degli allievi iscritti allo stage, ma… in realtà, sto facendo ben altro…

Ieri ho trascorso una serata diversa dal solito… la brutta sconfitta del pomeriggio – sì, la domenica pomeriggio ho sempre e comunque un impegno sportivo da onorare – si è fatta sentire, avevo voglia di uscire, di fare altro, di non pensare.
Me ne vado lontano… in un’altra città…altre facce…alcune già viste…
Quando entro nel locale i suoni attutiti del pianoforte e del contrabbasso mi riempiono le orecchie…questo posto è esattamente come lo ricordavo…
L’odore del fumo, con un retrogusto di moquette, mi entra nel naso e l’immagine di Sara mi colma gli occhi. Così, pieno, mi dirigo verso di lei.
Le amiche sono sempre belle, ma lei è più bella che bella come un’amica.
Non è cambiata, capisco perché mi piaceva tanto.
Ha gli occhi grandi, neri, e adesso ci sono dentro, riflesso. La bocca, rossa di vino, tremola mentre mi regala un sorriso malinconico che, come sempre, vuol dire molte cose. Hanno sempre significati molteplici, i sorrisi. Sono multistrato, come le cipolle. Bisogna stare attenti.
Le nostre labbra fanno pciù pciù mentre ci baciamo, e le sue scarpe fanno tic tic contro lo sgabello quando si risiede. Non bacio spesso le persone, o meglio, non bacio spesso le persone che dovrei baciare… è più facile che lo faccia con le persone che meno conosco, o che meno mi conoscono.
Pensavo che non saresti venuto, mi dice, evidentemente soddisfatta di essersi sbagliata. È carina e ha un vestito niente male; per me?
Comunque, è vero, di solito preferisco passare le serate da solo, saziandomi di parole e coccolandomi di pensieri, sospirando l’aria rassegnata della mia stanza.
Ma stesera no, avevo voglia di uscire, guardare la gente e provare a farlo senza provare rabbia, rancore, invidia, odio…
Sara riesce a fermare un cameriere e ad ordinare da bere per entrambi. Si ricorda ancora cosa prendevo. Io guardo le sue dita sottili che danno fuoco alla sigaretta che a sua volta le fa uscire un ricciolo di fumo dal naso. Ridacchio. Lei fa una smorfia. Penso che è la sigaretta che sta fumando lei e non il contrario.
Lasciamo lo spazio fumatori e raggiungiamo il nostro tavolo.
Arrivano le nostre ordinazioni, ma sono talmente pieno di questo posto da non avere spazio per altro. Bagno le labbra con il Jack, brucia.
Guardo il palco: il gruppo di stasera si sta sistemando. C’è un percussionista piccolo e nervoso, con braccia muscolose e gambe tozze. Un uomo alto e magro con un contrabbasso sta sistemando il suo sgabello. Il trombettista gonfia le guance soffiando nel suo strumento. Al piano è seduta una ragazza con dei lunghi capelli biondi, tutti boccoli. Tiene una sigaretta fra le labbra, con la mano sinistra accarezza distrattamente i tasti, tamburellando ogni tanto con le dita. E Sara parla… la sento, ma non l’ascolto; sono distratto.
Tutti i componenti della band indossano camicia bianca e pantaloni neri. La donna al piano ha anche un paio di bretelle. Non credevo esistesse qualcuno che le portasse ancora e non credevo che questo qualcuno potesse essere una donna… e perdipiù affascinante. Ad un tratto si piega all’indietro e, guardando il contrabbassista, la sua bocca si apre in un sorriso. Ha dei denti bianchi, dritti; e un sorriso così giovane da sembrare il primo mai fatto.
Mi accorgo di essere lontano anni luce da Sara e di avere gli occhi più spalancati del lecito.
La donna al piano ricambia il mio sguardo.
Affondo il mio imbarazzo nel bicchiere di Jack e lascio che il calore mi accarezzi il palato, la gola e poi giù, fino allo stomaco.
La jazzband attacca un pezzo e io non riesco più a staccare gli occhi dalla pianista.
Suona con gli occhi chiusi, dondolando la testa, muovendo le labbra. Le sue mani lunghe e curate volano come farfalle sulla tastiera, posandosi qua e là senza ordine apparente.
Sara parla, parla, parla.
Improvvisamente voglio però sapere tutto sulla vita di quella donna, della pianista.
Ad un tratto nella testa scivola un pensiero… quanto vorrei svegliarmi nel suo letto o vedere lei svegliarsi nel mio…
Ma in fondo è solo un pensiero, questioni di attimi… ho altro per la testa, per l’esattezza un’altra, e non è Sara.
Proprio mentre formulo l’ultimo pensiero, lei alza la testa e apre gli occhi. Guarda nella mia direzione e per qualche attimo il tempo si stira, si distorce, quasi si ferma e ci riconosciamo. Sara parla, parla, parla, mette una mano sulla mia spalla e mi lascia per il bagno.
Ogni dettaglio della pianista mi resta impresso nella mente; marchiato a fuoco. Dal piccolo neo sulla mascella ai riccioli umidi che scendono chiari sfiorando le tempie. Sono raggelato, finisco il Jack e mi scaldo nuovamente.
Sara torna dal bagno, le sorrido, mi dà un bel bacio sulla guancia e dice che è felice di avermi rivisto, dice che le sono mancato e che bla bla bla… io sorrido, ma non dico nulla…penso sempre ad altro… e non è la pianista.
Sono triste, un po’ amaro… devo combattere contro la voglia di fuggire, di andare altrove.
Sara dice che ho un bell’aspetto, ma che sembro un po’ giù e chiedo se voglio andare da lei. Ricordo ancora dove abita… ci sono stato diverse volte, ma solo ora capisco che quell’invito non ha a che fare con i libri e le quattro chiacchere tra vecchi amici.
Ma io declino, dico che non è niente e che sono solo un po’ stanco. Stupido.
Usciamo dal locale. Sale su un taxi e prima di andarsene mi accarezza una guancia dicendo di chiamarla, non lei, ma l’altra. Io mi stringo di più nel cappotto.
Il vento invernale mi abbraccia come un’amante fantasma, baciandomi con le sue labbra gelate e facendomi lacrimare gli occhi. L’auto è parcheggiata poco lontano da qui.
Cammino lentamente, mi fermo davanti ad una vetrina, guardo il mio riflesso e riesco a non abbassare lo sguardo.
Bene.
Salgo in auto, Negroamaro, traccia numero 7. Serata terminata.

10.12.06

Tappa a Lonigo



A Lonigo, piccolo centro della bassa vicentina, l’aria profuma di primavera, anche il 9 dicembre; il sole è alto nel cielo e la temperatura tutt’altro che natalizia.
Nemmeno il mercatino di Santa Lucia maschera questa sensazione… secondo me a Lonigo non si sono accorti che ci stiamo avvicinando al nuovo anno.
Cerco il Teatro, lo trovo in piazza Matteotti.
L’entrata per gli artisti e i tecnici si trova sul retro, io, che non sono ne tecnico e ne tantomeno artista, mi ci intrufolo senza poi tanti problemi.
A fianco della porta di servizio vedo due vecchietti piccolissimi che salutano un altro piccolo vecchietto che sul balcone di casa sta sistemando gli ultimi addobbi natalizi… ma allora qualcuno si è accorto che fra poco sarà Natale!
Come quasi tutti gli anziani molto anziani sono un po’ curvi, un po’ bianchi, un po’ tremanti. Entrambi portano un cappellino che copre i capelli radi; lei un cappello da signora, lui un cappello da pescatore. Li guardo mentre arrancano su per la salita, e noto che si sorreggono a vicenda tenendosi per mano.
Penso che chissà quante salite hanno superato insieme.
Prima che gli occhi mi si riempiano di acqua giro la testa e guardo la ricevitoria del lotto… un melting pot di disperati che spera nella giocata facile che gli cambierà la vita… o perlomeno il conto in banca.
Perdo la poesia ed entro a Teatro…
I ragazzi e il Maestro ancora non sono arrivati, solo i tecnici sono all’opera per sistemare scenografia e luci.
Mi siedo in platea e osservo il Teatro, è un bel teatro, all’italiana, non più di 400 posti… affreschi di angeli impegnati a suonare delle arpe sul soffitto e sopra i loggioni… palco tuttavia piccolo, poco profondo, stretto e con un declivio maggiore del solito… non proprio l’ideale per fare danza, ma, oggi come in altri casi, si farà di necessità virtù.
Arriva la Compagnia, tempo di cambiarsi e già i ragazzi sono sul palco per riscaldarsi; il Maestro chiama tutti a raccolta. Ha bisogno di 5 minuti per parlare con loro.
Mi rendo conto, dalle reazioni dei ragazzi alle parole del Maestro e dal clima che si respira in quei momenti di raccoglimento, di quanto sia importante per un gruppo avere una guida in grado di correggere e consigliare, un esempio a cui rifarsi, da cui imparare, qualcuno che da quella strada già ci sia passato.
Vero che ciascuno ha bisogno delle proprie avventure per crescere e migliorarsi, ma vero anche che poter affrontare queste esperienze con le indicazioni di chi già ha intrapreso quella strada è un bel passo avanti.
Mi rendo conto di quanto in un gruppo sia importante la fiducia, la fiducia tra i diversi elementi che lo compongono, ognuno con le sue peculiarità, ognuno con i suoi pregi, i suoi difetti, ognuno con una sua storia, più che mai personale e unica, ognuno con un suo futuro, ma tutti con un presente che li costringe a condividere il medesimo obiettivo; a vivere per un palco e per un pubblico, diversi da a città a città, ma uguali perché ognuno si aspetta che lo spettacolo e i suoi protagonisti facciano nascere nei loro cuori e nelle loro menti delle emozioni che li costringeranno a svegliarsi il giorno seguente con il sorriso sulle labbra.
Questi ragazzi portano arte e trasmettono emozioni. Il Maestro ha chiesto loro di non avere paura a svelarsi, a raccontarsi, a proporre le loro idee, le loro sensazioni, i loro timori.
Vero è che a ognuno si chiede sempre il meglio, il massimo, ma vero anche che non sempre è possibile essere al top della forma, non sempre è possibile giocare con i propri limiti.
Ecco allora l’importanza della fiducia, l’importanza di affidarsi ai propri compagni, al Maestro, essere onesti gli uni con gli altri e lasciare che il proprio talento e la propria passione parlino da sé, anche oltre i problemi fisici, anche oltre la stanchezza e le difficoltà di un tournée lunga e con davvero poche soste.
Complimenti al Maestro e complimenti a questi ragazzi… grazie a loro anche domani qualcuno si sveglierà più felice di quanto non abbia fatto oggi.

8.12.06

Primo Appuntamento




Mi sento un pò al primo appuntamento... uno di quegli incontri al buio... non che ne abbia avuti molti, ma credo ci si possa sentire in questo modo...beh, penso sia quindi d'obbligo presentarmi.
Il mio nome é Manuele, curerò personalmente questo spazio, più o meno personalmente... spero che interventi come questo siano limitati davvero al minimo e che nelle prossime occasioni si possa già dare spazio ai pensieri e ai racconti di chi ha davvero qualcosa da dire...
Seguirò, per quanto mi sarà possibile, la tournée del Maestro Paganini e della sua Compagnia Nazionale, raccoglierò le testimonanzie, i sussurri, i retroscena dei ragazzi e delle ragazze che vi fanno parte.
Non solo, in queste righe riporterò anche le emozioni di coloro che hanno avuto l'occasione di partecipare agli stages del Maestro e alla selezione per La Piccola Compagnia.
Il primo appuntamento è a Brescia, la mia città, spero pertanto in un successo e che il risulato di tale operazione possa soddisfare le aspettative... mie e di tutti quanti vi parteciperanno... gli allievi, gli assistenti e i Maestri, Raffaele Paganini, Kledi Kadiu ed Emanuele Battista.
Un blog quindi non propriamente sulla danza, ma sui suoi protagonisti, più o meno famosi, più o meno preparati, più o meno giovani... più o meno qualsiasi cosa vogliate, ma pur sempre protagonisti... su un palco, fra il pubblico, in una palestra... affaticati, emozionati, felici, con o senza rimpianti...
Un blog per...