18.12.06

Gli Angeli non sanno di essere in Paradiso

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Mi sveglio che è ancora notte. E’ buio dentro i miei occhi. Rimango affondato negli strati di piume e bizzarro cotone punteggiato di molle che compongono il mio letto. Strascichi di sogno ancora mi velano la mente e tanto più cerco di afferrarli tanto più sfuggono.
L’orologio del telefono dice a grossi caratteri blu elettrico: 05:21. Sono implacabilmente oneste, le sveglie. Non puoi fregarle. Penso a quanto accaduto in questi giorni... Stupido. Stupido. Stupido. Meglio dimenticare? Forse.
Ripenso a questa cosa degli angeli.
Chissà se sono felici.
Perché saranno pure nel posto più bello dell’universo, ma appunto per questo non hanno niente di meglio da aspettarsi.
Che speranza hanno per il futuro? Un eternità di luce abbagliante, di nuvole bianche, di angeli bianchi e anime bianche. Di trionfi e cori angelici. Tutto perfettamente pulito.
Che noia.
Che poi cosa faranno lassù tutto il giorno?
Tutti i giorni per l’eternità? E guardate che è un sacco di tempo…
Ma si ameranno? Esiste l’amore in paradiso?
Sono maschi o femmine, gli angeli?
Come si fa a diventare un angelo?
Tutte queste problematiche celesti mi preoccupano, e quindi mi alzo per guardare l’alba dal balcone. Niente alba, solo nuvole… che dovevo aspettarmi? Fingo ci sia altro. Non sono tranquillo, ho bisogno di aria.
E mentre sto appoggiato alla ringhiera, incurante del gelo invernale, vedo il cielo illuminarsi di tutti i colori. Mi piace l’alba…anche se questa mattina non la posso vedere. Solo immaginare. Sono sempre più convinto che siano l’immaginazione e la fantasia le armi più importante per eludere la realtà.
Forse più tardi scriverò qualcosa d’interessante.
O forse smetterò di scrivere. Non di sognare. O illudermi.