10.12.06

Tappa a Lonigo



A Lonigo, piccolo centro della bassa vicentina, l’aria profuma di primavera, anche il 9 dicembre; il sole è alto nel cielo e la temperatura tutt’altro che natalizia.
Nemmeno il mercatino di Santa Lucia maschera questa sensazione… secondo me a Lonigo non si sono accorti che ci stiamo avvicinando al nuovo anno.
Cerco il Teatro, lo trovo in piazza Matteotti.
L’entrata per gli artisti e i tecnici si trova sul retro, io, che non sono ne tecnico e ne tantomeno artista, mi ci intrufolo senza poi tanti problemi.
A fianco della porta di servizio vedo due vecchietti piccolissimi che salutano un altro piccolo vecchietto che sul balcone di casa sta sistemando gli ultimi addobbi natalizi… ma allora qualcuno si è accorto che fra poco sarà Natale!
Come quasi tutti gli anziani molto anziani sono un po’ curvi, un po’ bianchi, un po’ tremanti. Entrambi portano un cappellino che copre i capelli radi; lei un cappello da signora, lui un cappello da pescatore. Li guardo mentre arrancano su per la salita, e noto che si sorreggono a vicenda tenendosi per mano.
Penso che chissà quante salite hanno superato insieme.
Prima che gli occhi mi si riempiano di acqua giro la testa e guardo la ricevitoria del lotto… un melting pot di disperati che spera nella giocata facile che gli cambierà la vita… o perlomeno il conto in banca.
Perdo la poesia ed entro a Teatro…
I ragazzi e il Maestro ancora non sono arrivati, solo i tecnici sono all’opera per sistemare scenografia e luci.
Mi siedo in platea e osservo il Teatro, è un bel teatro, all’italiana, non più di 400 posti… affreschi di angeli impegnati a suonare delle arpe sul soffitto e sopra i loggioni… palco tuttavia piccolo, poco profondo, stretto e con un declivio maggiore del solito… non proprio l’ideale per fare danza, ma, oggi come in altri casi, si farà di necessità virtù.
Arriva la Compagnia, tempo di cambiarsi e già i ragazzi sono sul palco per riscaldarsi; il Maestro chiama tutti a raccolta. Ha bisogno di 5 minuti per parlare con loro.
Mi rendo conto, dalle reazioni dei ragazzi alle parole del Maestro e dal clima che si respira in quei momenti di raccoglimento, di quanto sia importante per un gruppo avere una guida in grado di correggere e consigliare, un esempio a cui rifarsi, da cui imparare, qualcuno che da quella strada già ci sia passato.
Vero che ciascuno ha bisogno delle proprie avventure per crescere e migliorarsi, ma vero anche che poter affrontare queste esperienze con le indicazioni di chi già ha intrapreso quella strada è un bel passo avanti.
Mi rendo conto di quanto in un gruppo sia importante la fiducia, la fiducia tra i diversi elementi che lo compongono, ognuno con le sue peculiarità, ognuno con i suoi pregi, i suoi difetti, ognuno con una sua storia, più che mai personale e unica, ognuno con un suo futuro, ma tutti con un presente che li costringe a condividere il medesimo obiettivo; a vivere per un palco e per un pubblico, diversi da a città a città, ma uguali perché ognuno si aspetta che lo spettacolo e i suoi protagonisti facciano nascere nei loro cuori e nelle loro menti delle emozioni che li costringeranno a svegliarsi il giorno seguente con il sorriso sulle labbra.
Questi ragazzi portano arte e trasmettono emozioni. Il Maestro ha chiesto loro di non avere paura a svelarsi, a raccontarsi, a proporre le loro idee, le loro sensazioni, i loro timori.
Vero è che a ognuno si chiede sempre il meglio, il massimo, ma vero anche che non sempre è possibile essere al top della forma, non sempre è possibile giocare con i propri limiti.
Ecco allora l’importanza della fiducia, l’importanza di affidarsi ai propri compagni, al Maestro, essere onesti gli uni con gli altri e lasciare che il proprio talento e la propria passione parlino da sé, anche oltre i problemi fisici, anche oltre la stanchezza e le difficoltà di un tournée lunga e con davvero poche soste.
Complimenti al Maestro e complimenti a questi ragazzi… grazie a loro anche domani qualcuno si sveglierà più felice di quanto non abbia fatto oggi.