Parentesi d'opera (non sopporto la domenica)


Primavera, non ricordo quando, non voglio ricordare, preferirei dimenticare, ma ormai è passato, qualche volta è ancora presente, ma solo un attimo, come ora, come oggi. Grazie. Storia, fiaba, sogno, incubo, vita, morte, silenzi, parole, persone, fatti, narrazione...variazione sul tema.
Notte.
Luna piena.
Nell’aria il profumo della primavera è intuibile per gli animi sensibili.
Nella terra nera e fresca due germogli stanno crescendo, pulsando di vita.
Il giorno dopo sperimenteranno per la prima volta nella loro (futura) lunga esistenza il caldo nettare del sole sui loro acerbi abbozzi di foglie.
Appena l’Ontano mette il capino fuori della terra, ancora mezzo abbagliato dal mondo, vede nei suoi pressi un altrettanto giovane e delicato arbusto. Dentro di sé la riconosce come Quercia e se ne innamora all’istante.
Come sono pallide le sue foglioline! E con quanta grazia si erge il suo stelo!
Passano diverse stagioni e ormai l’Ontano è diventato un bel giovanotto, il suo tronco è di un tenue marrone e le sue radici sono profonde. Guarda sempre verso la sua amata che, se possibile !, è divenuta ancor più bella di prima. Nessuna chioma è più nobile e verde della sua! E come splende il sole attraverso i suoi giovani rami, illuminandone la corteccia e facendola sembrare rivestita d’oro!
Ogni notte l’Ontano innamorato canta una canzone di vento alla Quercia, protendendo le braccia il più possibile per cercare di sfiorare una delle sue foglie, sempre inutilmente.
Una mattina all’alba, dopo l’ennesima sconfitta, l’albero si accascia in una specie di letargo depressivo. Il suo spirito si sopisce e tace, i rami perdono il loro vivo fremito, i suoi colori si spengono.
Così trascorrono gli anni, immersi in questa morte vivente, questo perenne autunno, questa tristezza desolata.
Finché una sera d’estate l’Ontano si sveglia. Un vento tiepido carico di promesse spira tra i suoi rami, nuova linfa rinvigorisce il suo vecchio legno, le radici affondano bramose nella ricca terra umida. L’albero di erge in tutta la sua altezza, lanciando un silenzioso urlo di esultanza per la sua seconda vita. Si estende e si allunga, e con occhi pieni di gioia vede che ora può arrivare a toccare la sua amata Quercia. Esaltato le dice in tono al contempo speranzoso ed impaziente: -Presto, amore, avvolgimi nel tuo abbraccio !-.
E quale è la sua sorpresa quando ella apre per la prima volta i suoi occhi verdi per guardarlo! E quanta l’emozione nel sentire i suoi rami avvolgersi intorno al suo tronco ed intrecciarsi con i suoi! Ogni singolo poro dell’Ontano irradia puro piacere mentre i due alberi si stringono in un abbraccio un po’ legnoso.
Ma, all’improvviso, l’estasi si trasforma in fastidio, poi in dolore. Spine malvagie lo stanno pungendo attraverso la corteccia, avvelenandogli la linfa. Lui alza faticosamente la testa e con un gemito angosciato la guarda negli occhi. “Mi hai ingannato! –rantola- Sei una Robinia velenosa!”
Il suo cuore si spezza di schianto, mandando schegge a volare tutt’intorno.
A pezzi, il passaggio del vento porta quanto infranto lontano, altrove, in una terra distante, inaspettata.
La carezza del vento, il suo bacio, l’Ontano riprende vigore. Una nuova storia.
La fiaba incontra la poesia e il sogno si confonde con la realtà.
Quando tutto sembra finire, tutto Ricomincia.
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