DAL GIORNALE DI BRESCIA - Cultura e Spettacoli
SUCCESSO AL PALABRESCIA PER LO SPETTACOLO DELLA COMPAGNIA DI ROBERTO HERRERA
Tango argentino in chiave underground con premessa hip hop
La Compañia argentina de tango al PalabresciaC’è stato un tempo in cui il tango era grida e passi di gioia. Poi è diventato intenso, drammatico. In entrambi i casi, non ha mai smesso di danzare la bramosia di una nuova libertà, la lotta per superare l’inerzia del presente. L’uno e l’altro tango sono presenti nello spettacolo della Compañia Argentina de Tango Roberto Herrera, che ieri ha suggestionato un Palabrescia di via San Zeno, abbastanza affollato.Suggestionato, ma anche confuso: il doppio registro del tango appare senza soluzione di continuità, più come singole abili esibizioni, spezzate (o legate?) dalle interpretazioni dell’Hyperion Tango Quintet. Allegria e pathos si alternano, bilanciandosi, ma mescolando le carte di una storia che affonda le sue radici in quelle degli emigranti italiani, francesi, ungheresi che, nella seconda metà dell’Ottocento, seguirono un sogno di fortuna fino ai porti sudamericani. Come ogni storia di emigrazione viene disillusa. E il tango nasce come grido di disperazione e speranza.Roberto Herrera con Tamara Bisceglia e i suoi (Estanislao Herrera, Veronica Vidan, Oscar Mandagaran, Carla Georgina Ciccarino, Antonio Campostrini y Alejandra Viña, Marcela Guevara, Stefano Giudice) non indossano costumi da sala, ma jeans e maglie: fanno sfide su un tango che si sta ancora formando, prendendo a prestito dal tip tap, dalle figure dei balli rinascimentali, dall’habanera cubana e dalla milonga suonata da pianoforte, chitarra e flauto.I primi costumi arrivano nella clandestinità di night fumosi solo immaginati, nella scena fissa e nera del palco, quando il tango diventa espressione underground, attirando la disapprovazione delle autorità. Il tango sensuale e sanguigno, accorato dai suoni profondi del bandoneòn (strumento tipico del genere, qui suonato da Camilo Ferrero), quello sì che ha gli abiti della Parigi degli anni Trenta, in cui impazzava la moda dei Tango Cafè.Herrera senior sfoggia una tecnica impeccabile, ostacolata da una forma appesantita, e ai pezzi solisti con la splendida Tamara - tra cui spiccano la carnevalesca «Cumparsita» di Gerardo Matos Rodriguez e «Libertango» di Piazzolla -, alterna i duetti con la coppia Herrera junior-Vidan, in una sorta di passaggio di testimone, che trova i giovani affiatati ed espressivi come non sempre riescono ad essere le coppie veterane.
Ma ieri il tango è stato introdotto da un’altra danza nata per strada, l’hip hop, interpretata dai ragazzi bresciani della Piccola Compagnia, su coreografia di Simona Bazzoli.Forte del successo delle scorse settimane, il Palabrescia ha deciso di riproporre, in apertura di spettacolo, esibizioni di nostri concittadini. Stavolta portando anche la performance complessa e delicata, che non ha nulla di amatoriale, di Ester Marinoni e Fabio Crestale di Doppio Movimento, in «Terza persona singolare», pluripremiata coreografia di Valentina Benedetti, primo premio alla «Settimana Internazionale della Danza» di Spoleto.
Ilaria Dondi
Tango argentino in chiave underground con premessa hip hop
La Compañia argentina de tango al PalabresciaC’è stato un tempo in cui il tango era grida e passi di gioia. Poi è diventato intenso, drammatico. In entrambi i casi, non ha mai smesso di danzare la bramosia di una nuova libertà, la lotta per superare l’inerzia del presente. L’uno e l’altro tango sono presenti nello spettacolo della Compañia Argentina de Tango Roberto Herrera, che ieri ha suggestionato un Palabrescia di via San Zeno, abbastanza affollato.Suggestionato, ma anche confuso: il doppio registro del tango appare senza soluzione di continuità, più come singole abili esibizioni, spezzate (o legate?) dalle interpretazioni dell’Hyperion Tango Quintet. Allegria e pathos si alternano, bilanciandosi, ma mescolando le carte di una storia che affonda le sue radici in quelle degli emigranti italiani, francesi, ungheresi che, nella seconda metà dell’Ottocento, seguirono un sogno di fortuna fino ai porti sudamericani. Come ogni storia di emigrazione viene disillusa. E il tango nasce come grido di disperazione e speranza.Roberto Herrera con Tamara Bisceglia e i suoi (Estanislao Herrera, Veronica Vidan, Oscar Mandagaran, Carla Georgina Ciccarino, Antonio Campostrini y Alejandra Viña, Marcela Guevara, Stefano Giudice) non indossano costumi da sala, ma jeans e maglie: fanno sfide su un tango che si sta ancora formando, prendendo a prestito dal tip tap, dalle figure dei balli rinascimentali, dall’habanera cubana e dalla milonga suonata da pianoforte, chitarra e flauto.I primi costumi arrivano nella clandestinità di night fumosi solo immaginati, nella scena fissa e nera del palco, quando il tango diventa espressione underground, attirando la disapprovazione delle autorità. Il tango sensuale e sanguigno, accorato dai suoni profondi del bandoneòn (strumento tipico del genere, qui suonato da Camilo Ferrero), quello sì che ha gli abiti della Parigi degli anni Trenta, in cui impazzava la moda dei Tango Cafè.Herrera senior sfoggia una tecnica impeccabile, ostacolata da una forma appesantita, e ai pezzi solisti con la splendida Tamara - tra cui spiccano la carnevalesca «Cumparsita» di Gerardo Matos Rodriguez e «Libertango» di Piazzolla -, alterna i duetti con la coppia Herrera junior-Vidan, in una sorta di passaggio di testimone, che trova i giovani affiatati ed espressivi come non sempre riescono ad essere le coppie veterane.
Ma ieri il tango è stato introdotto da un’altra danza nata per strada, l’hip hop, interpretata dai ragazzi bresciani della Piccola Compagnia, su coreografia di Simona Bazzoli.Forte del successo delle scorse settimane, il Palabrescia ha deciso di riproporre, in apertura di spettacolo, esibizioni di nostri concittadini. Stavolta portando anche la performance complessa e delicata, che non ha nulla di amatoriale, di Ester Marinoni e Fabio Crestale di Doppio Movimento, in «Terza persona singolare», pluripremiata coreografia di Valentina Benedetti, primo premio alla «Settimana Internazionale della Danza» di Spoleto.
Ilaria Dondi
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